La prima macchina fotografica utilizzata sulla Luna


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    Il 20 luglio 1969, gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin sono diventati i primi esseri umani a camminare sulla superficie lunare. Per documentare questo storico evento, hanno portato con sé una speciale macchina fotografica Hasselblad, progettata appositamente per le condizioni estreme dello spazio.

    La Hasselblad era una famosa azienda svedese che produceva fotocamere di medio formato di alta qualità. La collaborazione tra la NASA e la Hasselblad era iniziata nel 1962, quando l’astronauta Walter Schirra aveva usato una sua fotocamera personale, una 500 C, durante la missione Mercury. Da allora, la NASA e la Hasselblad avevano lavorato insieme per modificare e migliorare le fotocamere per le successive missioni spaziali.

    La fotocamera utilizzata sulla Luna era una versione modificata della 500 EL, dotata di un caricatore da 70 pose, di un rivestimento argentato per resistere alle temperature estreme, di una lastra trasparente con un reticolo di croci per calcolare le distanze angolari e di tasti ingranditi per essere maneggiati con i guanti. Il mirino era stato eliminato, perché gli astronauti non potevano avvicinarlo all’occhio a causa del casco. La fotocamera era montata sul petto della tuta spaziale e poteva essere azionata con un interruttore a pressione.

    Gli astronauti hanno scattato 132 fotografie in bianco e nero e 118 a colori durante la loro permanenza sulla Luna, che è durata circa due ore e mezza. Le fotografie sono state trasmesse sulla Terra tramite il modulo lunare Eagle e poi sviluppate dalla NASA. Le immagini sono diventate delle icone della storia, mostrando la bandiera americana piantata sul suolo lunare, le impronte degli stivali degli astronauti, il modulo lunare e il paesaggio desolato e roccioso della Luna.

    Come funziona la fotografia nello spazio?

    La fotografia nello spazio è una sfida tecnica e artistica che richiede di adattare le macchine fotografiche e le tecniche di ripresa alle condizioni ambientali particolari. Alcune delle difficoltà che si incontrano sono:

    • L’assenza di gravità, che rende difficile stabilizzare la fotocamera e cambiare la pellicola o la memoria.
    • Le temperature estreme, che possono danneggiare i componenti elettronici e meccanici della fotocamera o alterare la sensibilità della pellicola.
    • La radiazione solare, che può provocare sovraesposizione o effetti indesiderati sulle immagini.
    • L’illuminazione variabile, che dipende dall’angolo di incidenza dei raggi solari e dalla riflessione della luce sulla superficie terrestre o lunare.
    • La mancanza di atmosfera, che elimina la diffusione e l’assorbimento della luce e rende i colori più saturi e i contrasti più marcati.

    Per superare queste difficoltà, gli astronauti e i tecnici hanno dovuto modificare le macchine fotografiche esistenti o crearne di nuove, scegliere le lenti e i filtri più adatti, regolare i tempi di esposizione e il diaframma, usare il treppiede o il supporto fisso quando possibile e sperimentare con la composizione e la prospettiva delle immagini.

    La fotografia nello spazio ha avuto una grande importanza scientifica, documentaria e divulgativa, fornendo informazioni preziose sul nostro pianeta, sul sistema solare e sull’universo, testimoniando le imprese spaziali dell’umanità e mostrando la bellezza e la fragilità della Terra vista da lontano.

    La fotocamera Hasselblad, utilizzata nella missione Apollo, è rimasta sulla Luna, insieme ad altri oggetti e attrezzi che gli astronauti hanno lasciato per alleggerire il peso del modulo lunare al momento del decollo. Si stima che ci siano ancora circa 12 fotocamere Hasselblad sulla Luna, testimonianze silenziose di una delle più grandi imprese dell’umanità.

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